Microsoft Remote Desktop Client: nuova vulnerabilità critica consente esecuzione di codice remoto

Microsoft Remote Desktop Client: nuova vulnerabilità critica consente esecuzione di codice remoto


Microsoft Remote Desktop Client: nuova vulnerabilità critica consente esecuzione di codice remoto

Negli ultimi mesi, la sicurezza informatica di Windows ha subito una nuova scossa dopo la scoperta di una vulnerabilità critica nel Microsoft Remote Desktop Client. Segnalata con il codice CVE-2025-48817, questa falla di sicurezza consente a server remoti malevoli di eseguire codice arbitrario sulle macchine degli utenti attraverso la funzionalità di Remote Desktop Protocol (RDP). Con una valutazione CVSS di 8.8, si tratta di un rischio elevato che può portare all’intera compromissione di sistemi aziendali e personali.

Cos’è il Remote Desktop Client di Microsoft

Il Microsoft Remote Desktop Client è uno strumento fondamentale per moltissime aziende e utenti che necessitano di accedere a sistemi remoti, sia per telelavoro che per la gestione di infrastrutture IT. È integrato in tutte le moderne versioni di Windows e molto utilizzato anche su macchine virtuali, server e ambienti cloud. Proprio per la sua diffusione, qualsiasi vulnerabilità in questo componente diventa una minaccia sistemica per la sicurezza globale.

Dettagli della vulnerabilità: CVE-2025-48817

La vulnerabilità in questione, identificata come CVE-2025-48817, colpisce il client RDP di Microsoft e permette a un server RDP compromesso o malevolo di inviare dati appositamente manipolati che portano a buffer overflow nella routine di compressione delle immagini (bitmap-compression routine). In parole semplici, il server invia un’immagine troppo grande che il client non riesce a gestire correttamente, causando lo “sforo” della memoria e offrendo all’attaccante la possibilità di eseguire codice a distanza sulla macchina del client.

Questa tipologia di attacco non necessita l’interazione dell’utente oltre la connessione al server remoto; basta che la vittima si connetta, anche inconsapevolmente, a un host compromesso o sotto controllo dell’attaccante per attivare l’exploit.

Impatti e rischi per aziende e utenti

I rischi sono molteplici:

  • Compromissione totale del sistema: L’attaccante ottiene privilegi elevati che consentono di installare malware, rubare dati, esfiltrare credenziali, muoversi lateralmente su altre reti e persino bloccare il computer tramite ransomware.
  • Accesso alla rete aziendale: Un’infezione tramite RDP può offrire all’attaccante un punto d’ingresso per muoversi all’interno dell’infrastruttura aziendale, coinvolgendo server, workstation e dati sensibili.
  • Espansione automatica dell’attacco: Gli exploit possono essere integrati in campagne di attacco su larga scala che prendono di mira specifici settori (sanità, finanza, manifattura) tramite campagne di phishing o server RDP falsi.

Come proteggersi: azioni consigliate

1. Aggiornamento immediato dei sistemi
Il rimedio principale è installare le patch di sicurezza rilasciate da Microsoft nel minor tempo possibile. Gli amministratori devono assicurarsi che tutte le macchine (client e server) abbiano applicato gli aggiornamenti più recenti relativi a Remote Desktop Client. Gli aggiornamenti sono stati pubblicati nel marzo 2025 e sono disponibili tramite Windows Update o i canali di gestione centralizzata (WSUS, SCCM).

2. Limitare l’esposizione del protocollo RDP
Bloccare il traffico in ingresso verso la porta 3389/TCP (standard RDP) su firewall di rete e gateway di sicurezza, specialmente sulle reti esposte a Internet.

  • Consentire connessioni solo da IP affidabili
  • Implementare VPN per l’accesso remoto
  • Separare le reti di gestione da quelle operative

3. Abilitare l’autenticazione a livello di rete (NLA)
Questa funzionalità impone che l’utente si autentichi prima che venga stabilita la sessione RDP, riducendo la superficie di attacco ma non eliminando il rischio di exploit client-side.

4. Monitorare i log di accesso e i crash anomali
Controllare periodicamente i log degli accessi RDP da indirizzi IP esterni e monitorare eventuali crash sospetti del client RDP che potrebbero indicare tentativi di exploit.

5. Disabilitare funzionalità RDP non necessarie
Valutare la possibilità di disabilitare RDP sulle macchine dove non è strettamente necessario e utilizzare strumenti di amministrazione remota basati su canali più sicuri (ad esempio SSH per ambienti Linux).

6. Formare gli utenti
Gli utenti dovrebbero essere istruiti a connettersi solo a server RDP di cui conoscono l’identità e l’affidabilità, evitando link sospetti o sollecitazioni via email a collegarsi a sistemi non autorizzati.

Pratiche di hardening e strumenti di difesa

Gestione centralizzata della sicurezza:
Utilizzare strumenti di endpoint protection con funzionalità di rilevamento comportamento anomalo e sandboxing dinamico per identificare exploit zero-day capaci di sfruttare vulnerabilità simili.

Segmentazione della rete:
Isolare i sistemi critici o dotati di RDP in subnet dedicate, limitando le rotte e utilizzando firewall interni per gestire gli accessi.

Esecuzione con privilegi minimi:
Assicurarsi che le sessioni RDP non abbiano privilegi superiori al necessario e che gli utenti non lavorino come amministratori locali salvo stretta necessità.

Backup frequenti e testati:
Implementare procedure di backup automatico dei dati aziendali e testare regolarmente la procedura di ripristino, per ridurre l’impatto nel caso di attacchi ransomware veicolati tramite exploit RDP.

Cosa fare in caso di infezione

Se si sospetta che una macchina sia stata compromessa tramite questa vulnerabilità:

  • Isolare subito il dispositivo dalla rete
  • Verificare la presenza di processi anomali o eseguibili sconosciuti
  • Avviare una scansione completa con strumenti antivirus aggiornati
  • Analizzare i log di sistema per tracciare l’attività dell’intruso
  • Valutare la necessità di reimaging completo del sistema
  • Comunicare l’incidente al responsabile della sicurezza e, se necessario, alle autorità competenti

Tendenze future e importanza della prevenzione

Le vulnerabilità nei protocolli di gestione remota continueranno a essere una delle principali fonti di rischio per aziende e professionisti IT. Gli attacchi diventano sempre più sofisticati, sfruttando catene di exploit (ad esempio tramite phishing mirati che portano poi a connessioni a RDP malevoli). La prevenzione deve essere multilivello: tecniche di patching regolare, segmentazione della rete, formazione del personale, utilizzo di strumenti di sicurezza avanzata e test periodici delle procedure di risposta agli incidenti.

In definitiva, la tempestività e l’accuratezza nella gestione delle vulnerabilità sono ciò che fa la differenza tra un ambiente sicuro e un bersaglio facile per i cybercriminali.Suggerimenti chiave:

  • Aggiornare sempre il software RDP e il sistema operativo
  • Utilizzare autenticazione multifattore per accessi remoti
  • Limitare e monitorare le connessioni RDP: meno accessi significa meno rischio
  • Mai ignorare gli avvisi di sicurezza e le patch critiche
  • Segnalare tempestivamente comportamenti sospetti o crash improvvisi del client

La sicurezza non è mai garantita al 100%, ma una strategia proattiva e multilivello riduce drasticamente la probabilità di subire danni gravi da vulnerabilità come quella appena scoperta nel Microsoft Remote Desktop Client.

Fonte: https://cybersecuritynews.com/microsoft-remote-desktop-client-vulnerability

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